Ancora un grave evento critico nel carcere romano di Rebibbia. E le conseguenze sono state terribili per un poliziotto penitenziario, che ha perso la falange del dito di una mano. Ne da notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Ricostruisce l’accaduto Maurizio Somma, segretario nazionale SAPPE per il Lazio: “Dobbiamo purtroppo registrare un grave episodio accaduto in un carcere romano, che ha avuto drammatiche conseguenze per un poliziotto penitenziario in servizio. Il grave episodio è avvenuto intorno alle ore 11:40 circa al reparto G11 di Rebibbia. L’Agente in servizio al Reparto veniva chiamato da un detenuto egiziano che voleva andare dalla Sezione A alla B per portare una cosa ad un suo connazionale. Il collega gli spiegava correttamente che non poteva dar corso a questa sua richiesta in quanto era solo, per il cambio pranzo. Questo ha determinato la reazione del detenuto che prima ha inveito contro il poliziotto, che pure lo invitava a calmarsi, e poi, per paura che il collega lo prendesse per portalo al piano terra dal sottufficiale, chiudeva il cancello pesante dell’ingresso della rotonda. L’agente però aveva la mano sul cancello e così gli veniva schiacciata la mano sinistra provocandogli l’amputazione della falange del dito anulare con il pezzo di falange rimasto attaccato al cancello. Subito dopo sono intervenuti gli altri colleghi per portare l’Agente in infermeria e immediatamente portato al pronto soccorso, dove però i medici non hanno potuto riattaccare il pezzo del dito. Una situazione drammatica e assurda: questa è conseguenza del clima invivibile nelle carceri, conseguenza anche dell’eccesso di tolleranza verso taluni detenuti violenti”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime solidarietà e parole di apprezzamento per il poliziotto penitenziario ferito a Rebibbia: “E’ solamente grazie a loro, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. La situazione delle carceri si è notevolmente aggravata. Basterebbe avere l’onesta di esaminare i dati sugli eventi critici accaduti in carcere nell’anno 2017”, denuncia. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 9.510 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2016, già numerosi: 8.586), 1.135 tentati suicidi (nel 2016 furono 1.011), 7.446 colluttazioni (che erano 6.552 l’anno prima) e 1.175 ferimenti (949 nel 2016). E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.
Per il SAPPE “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”. E la proposta è proprio quella di “sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili”.
Anche per questo il giudizio del SAPPE sulla riforma dell’ordinamento penitenziario è sempre stato critico: “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni – che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria, come la riforma penitenziaria approvata qualche giorno fa dal Governo nel Consiglio dei Ministri. Avere carceri meno affollate e più moderne non vuol certo dire aprire le porte delle celle, come pure prevedeva questa scellerata riforma penitenziaria!”.