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Alla scoperta di Borgo Valsugana: la perla sostenibile del Trentino

Tra le valli del Trentino si nasconde Borgo Valsugana, un borgo autentico dove arte, storia e natura convivono in perfetto equilibrio. Scoprilo tra scorci incantati e percorsi fuori dal tempo.

Alla scoperta di Borgo Valsugana: la perla sostenibile del Trentino

Nascosto tra le pieghe verdi del Trentino, c’è un posto che non cerca attenzioni, ma finisce comunque per conquistarle. Si chiama Borgo Valsugana, e anche se il nome può suonare poco familiare, il suo fascino lascia il segno. Non è un luogo che si offre subito, va scoperto un passo alla volta. Qui la natura non fa da cornice: convive, abita, partecipa.

Chi ci arriva senza aspettative, magari durante un giro fuori programma, si trova catapultato in una dimensione più lenta, fatta di voci basse, portici antichi e acqua che scorre.


Borgo Valsugana: dove il fiume attraversa il tempo

Il fiume Brenta non taglia in due il paese, lo tiene insieme. È curioso pensare che l’unico borgo in Trentino a nascere su entrambe le rive sia rimasto così intatto. Da lontano sembra un dipinto, ma appena ci si avvicina si sente che è vivo, abitato, quotidiano.


Dal 2022 è entrato tra I Borghi più belli d’Italia, ma quei riconoscimenti non dicono tutto. Quello che davvero colpisce è la coerenza: nulla è fuori posto, ma nulla è costruito a tavolino.

Passeggiare lungo Corso Ausugum è come sfogliare un libro illustrato: palazzi con stucchi, affreschi che affiorano dalle facciate, botteghe che resistono al tempo. Ogni dettaglio ha il sapore delle cose che non hanno fretta.

La Piazza Alcide De Gasperi raccoglie tutto: la Pieve della Natività di Maria, l’oratorio di San Rocco con i suoi affreschi del 1516, e quel movimento continuo di gente che sembra non pesare mai. A colpire è l’equilibrio. Il passato non è un museo, è parte del presente. Si respira in ogni iniziativa, tra mercatini stagionali, esposizioni d’arte, piccoli eventi che tengono vivo il tessuto del borgo.


Arte Sella: natura e arte che si parlano sottovoce

Salendo verso la montagna, si incontra qualcosa che non ti aspetti: Arte Sella. Non è un museo. O forse lo è, ma di quelli che non mettono targhe, non usano vetri, non alzano muri.

Qui le opere non stanno appese, spuntano dal terreno, crescono tra le radici, si appoggiano agli alberi. L’idea è iniziata nel 1986 e, da allora, centinaia di artisti hanno costruito sculture che si consumano con le stagioni.


Ogni volta che ci torni, qualcosa è cambiato. Un ramo è caduto, un intreccio si è disfatto, un’ombra si è spostata. Ed è proprio questa instabilità che le rende vere. Nessuna posa, nessuna pretesa di eternità.

Alcune opere sono enormi, altre piccole come un nido. Camminandoci in mezzo, viene da rallentare. Non è un luogo da attraversare in fretta, e forse è proprio questo il suo valore.


Tra ponti, scale e castelli: la valle vista dall’alto

C’è un ponte, il Ponte Veneziano, che lega le due sponde del borgo fin dal Quattrocento. Da lì parte una salita che si arrampica tra le case: è la Scala a Telvana, e non fa sconti. Ma la vista che si apre, salendo, ripaga ogni passo.

In cima si trova il Monastero delle Clarisse, un luogo che invita al silenzio anche quando si arriva affannati. Poco più in là, ecco Castel Telvana, che osserva tutto dall’alto. La sua posizione è così perfetta che sembra scelta da un pittore più che da un architetto.

Il castello non è sempre aperto, ma a volte basta guardarlo da sotto per sentirne la forza. È uno di quei luoghi che sembrano raccontare senza dire nulla.

Tra boschi, formaggi e silenzi che fanno bene

Per chi ama muoversi, la Via del Brenta è una lunga pista ciclabile che unisce Caldonazzo a Venezia. In mezzo, 80 km di paesaggi, paesini e pause obbligate. Non serve farla tutta: anche un piccolo tratto regala panorami che sanno sorprendere.

Più in alto, La Rocchetta offre sentieri e cammini che vanno bene in ogni stagione. Qui il tempo sembra dilatarsi. Nessun rumore forte, solo vento, passi, animali lontani. E quella sensazione rara di essere in un posto dove non serve parlare.

E poi ci sono i sapori. Il Formaggio di Malga del Lagorai, ad esempio, ha poco da dimostrare. Si sente al primo morso che arriva da pascoli veri, da mani che conoscono le stagioni. Non è solo buono: racconta. Di prati, di latte appena munto, di estati in alta quota.

borgo Valsugana

Borgo Valsugana non ha bisogno di effetti speciali. Sa stare nel suo tempo, senza forzare. Chi lo visita lo capisce subito: qui non si viene per vedere, ma per sentire.

Foto © stock.adobe


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