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Piante e fiori

Cosa piantare ora: aglio, cipolla e favette per un raccolto di primavera

C’è un momento, in autunno, quando il cielo si abbassa e le foglie fanno rumore sotto le scarpe, in cui chi ha anche solo un pezzetto di terra lo sente davvero: sta per cominciare la stagione di aglio, cipolla e favette. Mani sporche, mani fredde, qualche seme in tasca e la voglia – sì, la voglia – di vedere qualcosa nascere quando fuori è ancora tutto grigio.

aglio, cipolla e favetta, piantati in autunno e raccolti in primavera
Cosa piantare ora: aglio, cipolla e favette per un raccolto di primavera

L’aria si è fatta più pungente da un giorno all’altro. Sulle finestre si forma la condensa e si pensa già al maglione, magari uno che pizzica un po’. Ottobre, novembre: è quel passaggio curioso in cui il verde si ritira e la terra resta nuda, in attesa. Non è una cosa solo da “contadini”, anzi. Chiunque abbia un balcone con due vasi lo capisce presto: adesso si semina, anche se fuori il sole dura meno. Aglio, cipolla e favette, sì, non sono certo piante rare. Però, a modo loro, raccontano storie di famiglia. C’è sempre una nonna o uno zio che ne parla davanti al camino.


Non occorre molto spazio, nemmeno chissà quale esperienza. Una cassetta di legno, un vaso profondo, persino una vecchia tinozza: basta che ci sia terra e pazienza. Scegliere cosa piantare ora è come fare una promessa a se stessi – qualcosa che nasce piano, silenziosa, e poi quando meno te lo aspetti… spunta. Il raccolto di primavera sembra lontano, ma è già tutto scritto adesso.

Quando piantare aglio, cipolla e favette: serve un attimo giusto

Ci sono quei giorni, a fine ottobre, in cui la terra non è ancora dura. Sembra invitare. È il tempo dell’aglio: gli spicchi migliori (quelli senza macchie, pieni) si infilano nel terreno a circa cinque o sei centimetri, la punta rivolta verso il cielo. Sembra facile, poi qualcuno sbaglia e la pianta cresce storta. Capita. La cipolla è una storia un po’ diversa, ama il fresco ma non troppo, si piantano bulbilli o piantine verso novembre, dieci quindici centimetri tra una e l’altra. Con le favette, la regola è sempre la stessa: via in terra, da fine ottobre a dicembre, semi belli distanti, anche venti centimetri, che poi crescono robusti.

Cosa piantare ora: aglio, piantato in autunno


Succede spesso di vedere chi, tra una parola e l’altra, si china e copre tutto con un gesto. Mani infangate, scarpe sporche. Piccoli dettagli, però sono quelli che ti restano in testa.

Terreno, esposizione e quei trucchi che impari col tempo

Il terreno? Serve arioso, sì, ma non troppo smosso. Di solito si vanga quando c’è ancora un po’ di sole, magari un pomeriggio tiepido. Se la terra è dura, una manciata di sabbia aiuta, oppure compost ben fatto. L’importante è che non ristagni l’acqua: le radici di aglio, cipolla e favette odiano l’acqua ferma. Una volta un vicino mi ha detto che basta osservare dopo una pioggia: se il terreno fa la crosta, meglio intervenire.

Per l’esposizione non esiste una regola unica. In città, spesso si combatte con il vento tra i palazzi, quindi meglio un balcone riparato ma soleggiato. In campagna, basta stare lontani da muri troppo freddi e scegliere il posto che vede il sole almeno metà giornata.

Accorgimenti? Qualcuno se li scrive su un foglio attaccato al frigorifero:

  • Non esagerare con l’acqua subito dopo la semina.
  • Una rete leggera sopra, se passano i merli.
  • Segnare dove si semina, anche solo con un bastoncino.
  • Se la terra indurisce, una zappetta va più che bene.

Poi arriva la pioggia improvvisa, magari la sera. E lì, un telo di tessuto non tessuto, recuperato in fondo al garage, fa la differenza. Sembrano dettagli, ma salvano settimane di lavoro.


raccolta dei favette, aglio e cipolla in primavera

Attese, piccoli segnali e raccolta di aglio, cipolla e favette: niente è mai uguale

La parte difficile? Aspettare, sempre. Dopo la semina, sembra che non succeda nulla per settimane. Aglio sotto terra, fermo fino a febbraio. Cipolla che allunga le radici piano, favette che spuntano, a volte, nel cuore dell’inverno. A gennaio basta poco: una punta verde rompe la crosta e uno si sente già fortunato. Poi, all’improvviso, aprile. O magari maggio, dipende. Le teste d’aglio si riconoscono dalla parte alta che ingiallisce, le cipolle vogliono ancora qualche giorno per asciugarsi, le favette arrivano spesso tra una pioggia e l’altra.

Succede che qualcosa va storto. Un seme non nasce, un filare si perde. Inutile prendersela troppo. Qualcuno impreca, qualcun altro sorride e riprova. Fa parte del gioco. Strano a dirsi, ma ogni piccolo errore diventa racconto. E allora ci si accorge che tutto parte da lì, da una zolla di terra e dalla pazienza. Quella sensazione che arriva mentre l’aria cambia e il raccolto di primavera, in fondo, si annuncia già adesso. Quasi senza rumore.

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