La Fortezza Svevo-Angioina di Lucera è uno dei segreti meglio custoditi d’Italia: un luogo carico di storia, silenzioso e imponente, che sorprende chiunque lo visiti per la prima volta. Sorge maestosa in cima a un colle, con una vista che lascia senza parole.
Non serve sapere tutto di storia medievale o essere fan sfegatati di castelli per innamorarsi di questo posto. Basta un minimo di curiosità e la voglia di lasciarsi stupire. Ti ritrovi fuori dai giri soliti, lontano dal turismo caotico, e ti chiedi come sia possibile che un luogo così esista davvero, quasi dimenticato. Nessuna folla, nessun rumore: solo pietre antiche, vento e silenzi.
Da lassù, lo sguardo si perde sul Tavoliere, mentre Lucera sonnecchia poco più in basso. Appena si varca l’ingresso della fortezza, succede una cosa curiosa: il tempo sembra sfilarsi dalle mani. Forse è quel silenzio denso che quasi fa eco, o forse sono le mura scrostate che ancora sembrano raccontare. Lì dentro, è come se la mente si liberasse. La fantasia corre, e si inizia a vedere il passato: cavalieri, mercanti, soldati, magari anche amori segreti. La Fortezza Svevo-Angioina di Lucera non si guarda soltanto, si sente addosso.
La Fortezza Svevo-Angioina di Lucera: un monumento che racconta secoli di storia
Questa non è una semplice fortezza: è un pezzo di racconto che continua, pietra dopo pietra. Fu voluta da Federico II, che la fece costruire nel XIII secolo. Poi arrivarono gli Angioini a metterci del loro, e da lì in poi è stata testimone di ogni sorta di vicenda. Si dice che l’imperatore l’abbia scelta apposta per controllare meglio la zona e tenere d’occhio la comunità saracena. Scelte di potere, certo, ma anche di visione.
Quello che colpisce, oggi, è che la fortezza è ancora in piedi. Malconcia, sì, ma viva. Ha resistito a tutto: terremoti, assalti, incuria. Eppure è ancora lì, con le sue mura che sembrano abbracciare il tempo. Quasi un chilometro di cinta muraria che racchiude ciò che resta del palazzo imperiale. Dentro non ci sono stanze arredate o sale da visitare, ma camminare tra quei ruderi ha qualcosa di ipnotico. Come entrare in una dimensione parallela, fatta di echi e ombre antiche.
Perché vale la pena visitarla (anche se non sei un fan delle fortezze)
A dirla tutta, anche chi non ha mai avuto un debole per la storia si lascia incantare dalla fortezza di Lucera. Ha un’atmosfera che non si spiega facilmente: è reale, ma sembra uscita da un sogno. Alcuni la paragonano a un set cinematografico, ma qui non c’è niente di finto. Solo bellezza nuda e cruda.
Chi ama la fotografia trova pane per i suoi occhi: il gioco di luci e ombre, le sfumature calde del tramonto, i contrasti netti tra pietra e cielo. Ma anche chi cerca solo un posto per staccare, qui trova il suo angolo. C’è chi si siede su un muretto, chi passeggia in silenzio. Nessuna fretta, nessun obbligo.
Ecco perché, senza troppe pretese, merita di essere vista:
- C’è sempre quiete, e questo già basta.
- Il paesaggio sa sorprendere, ogni volta.
- Si visita con lentezza, come si farebbe con qualcosa di prezioso.
- E poi c’è Lucera, città sincera e piena di spunti.
Serve poco: un pomeriggio libero, un paio di scarpe comode, e voglia di lasciarsi sorprendere.
Un segreto da riscoprire nel cuore della Puglia: la Fortezza Svevo-Angioina di Lucera
Non è il classico luogo da cartolina, e forse è meglio così. La Fortezza Svevo-Angioina di Lucera non si mostra subito, non urla la sua bellezza. Preferisce suggerirla. Chi ci è stato spesso dice che è un posto che si porta dentro.
Fa sorridere pensare a quanta poca attenzione riceva rispetto ad altri castelli, più celebrati e forse meno autentici. Ma è anche questo che la rende speciale. Non avere troppe aspettative, lasciare che sia il luogo a parlare: così ogni dettaglio diventa una scoperta vera.
Tra le mete meno battute della Puglia, questa spicca per discrezione. Dopo averla visitata, si può allungare verso i borghi del Subappennino Dauno, o magari restare nei dintorni, a godersi ancora un po’ quel silenzio che sa di altri tempi.
E alla fine, quello che resta è difficile da spiegare. Una specie di nostalgia buona, quella che ti viene quando scopri qualcosa di bello che pochi conoscono.
E vorresti quasi tenerlo per te.
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