Nel cuore del Monferrato, l’autunno porta una luce diversa: più gentile, quasi vellutata, che scivola lenta sui castelli e abbraccia i borghi con quella calma che solo ottobre e novembre sanno dare. È un territorio che si risveglia, ma sottovoce.

Chi arriva qui nei mesi in cui le vigne si fanno rame e oro, si accorge subito che il ritmo cambia. Niente folla, poche auto sulle strade secondarie, e quella sensazione di poter finalmente ascoltare i rumori veri: passi sulle foglie, vento tra i filari, il suono di una serratura antica che cede.
È un Monferrato un po’ meno da cartolina, forse, ma più autentico. Qui il profumo di mosto aleggia ancora nell’aria (capita spesso di incrociare un trattore sporco di terra, parcheggiato all’ombra di una chiesa romanica). La stagione delle vendemmie si è appena chiusa, restano grappoli dimenticati e ceste impolverate. Si parla poco, in paese. Ma basta sedersi in un bar, uno di quelli veri, con i tavoli in formica e il juke-box spento, per sentire racconti di castelli che hanno visto di tutto, e borghi che cambiano faccia ogni mese, come le nuvole che scorrono sulla valle.
Castelli del Monferrato in autunno, tra storia e mistero
Le parole chiave come castelli, Monferrato e autunno qui hanno un significato pratico: sono tappe di viaggiatori curiosi, certo, ma anche parte del paesaggio di ogni giorno. C’è chi fa colazione guardando la sagoma di Camino, con la torre che svetta ancora un po’ sghemba, e chi prende il pane al forno di Ozzano proprio sotto le mura medievali. In questa stagione succede una cosa strana: le pietre sembrano trattenere il sole più a lungo. Forse per via dell’aria fresca, o forse perché si nota meglio la luce che cambia.

Qualcuno si perde tra i cortili di Giarole, tra siepi mal potate e portoni che cigolano. C’è chi arriva fin sotto il Castello di Uviglie, dove la nebbia sale la mattina presto e resta lì, sospesa, quasi fosse una coperta. Una volta mi sono fermato, giusto il tempo di annusare l’erba bagnata e chiedermi chi fosse passato di lì prima di me. I castelli del Monferrato — ne sono rimasti tanti, molti ancora abitati — hanno una presenza costante, ma poco rumorosa. Basta alzare lo sguardo, ogni tanto.
Borghi che cambiano con la luce
I borghi qui non seguono mai il calendario turistico. Rosignano, Cella Monte, Moleto: d’autunno diventano altro, forse più simili a salotti privati che a mete da gita domenicale. Le persiane si richiudono presto, la sera. Un lampione, magari fioco, basta per riempire una piazza intera di ombre e silenzi. In certi momenti sembra quasi di entrare in scena, ma senza pubblico.
Camminando per le vie di Vignale o tra le case di Terruggia, capita di vedere una finestra illuminata mentre fuori si sente solo il profumo di legna bruciata. C’è chi rientra in casa col sacchetto delle castagne, chi si ferma a leggere il giornale accanto al fuoco. Dettagli semplici, forse, ma fanno la differenza. Anche i muri delle case cambiano, si fanno più scuri, quasi porosi.
Qualche volta, se piove, le strade si svuotano in fretta. Ma poi esce il sole e il Monferrato sembra nuovo, con la nebbia che si dissolve e lascia intravedere le colline più lontane. Una pausa, ogni tanto, serve.

Esperienze d’autunno: cammini lenti, sapori caldi
Non bisogna avere fretta, qui. L’autunno è fatto per camminare piano, magari seguendo una strada bianca che porta a una cantina aperta solo nei weekend (spesso trovi il cartello scritto a mano, e una sedia fuori). Nei mercati dei paesi piccoli, le zucche fanno capolino accanto alle nocciole. Si vendono funghi raccolti poche ore prima, il pane ha la crosta spessa e profuma ancora di forno.
Capita di fermarsi davanti a una panchina e restare lì, con il sole basso e un giornale tra le mani. Oppure di ascoltare una storia, senza volerla interrompere, perché tanto fuori c’è tempo — e non c’è mai davvero fretta. Ogni tanto la vita si muove piano, nel Monferrato d’autunno.
Poi, senza quasi accorgersene, arriva quella luce che rende tutto più vero: basta uno sguardo fuori dalla finestra, un rumore in cucina, il profumo di qualcosa che cuoce piano. Tutto qui, per chi ha voglia di aspettare.
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