Un sentiero tra boschi infuocati e cielo terso, dove il vento racconta storie antiche e lo sguardo abbraccia il mondo.

C’è un punto sull’Isola d’Elba dove il silenzio ha voce e il cielo sembra più vicino. Monte Capanne sta lì, immobile, come un vecchio saggio che ha visto tutto e continua a osservare. In autunno, si veste di fuoco: i boschi si accendono, le ombre si fanno lunghe e l’aria punge appena.
Dalla sua cima, a 1.019 metri, lo sguardo vaga senza confini: Corsica, Capraia, l’Appennino. Se il cielo è limpido, persino le Apuane salutano da lontano. È come aprire una finestra sull’infinito.
Monte Capanne: l’anima selvaggia dell’Elba, tra sentieri e funivia
Salire sul Monte Capanne non è “andare in montagna”. È qualcos’altro. È infilarsi in un racconto, con radici e foglie che parlano, sassi che hanno memoria. I sentieri sono vecchie vene che pulsano sotto i passi. Si parte da Marciana, un borgo dove le case sussurrano storie, e si prende il CAI 101: ripido, sì, ma pieno di piccole meraviglie. Il bosco ti osserva. Qualcosa si muove tra i cespugli, un falco volteggia sopra la testa, le foglie scricchiolano come una risata sottile. Dopo un paio d’ore abbondanti, la fatica svanisce davanti a quel panorama che ti toglie le parole.

E poi c’è la funivia. Gialla, vintage, un po’ scricchiolante. Non è solo un mezzo: è un salto nel vuoto tra terra e cielo, con l’Elba sotto i piedi e il vento che scompiglia i pensieri. In cima, il paesaggio ti avvolge come un abbraccio ruvido. E profuma. Di muschio, castagni, vento e rocce. I mufloni compaiono e spariscono tra le creste. I corbezzoli punteggiano il verde con macchie rosse, i funghi sbucano qua e là. In questo teatro naturale, tutto ha un posto e un ritmo. Basta ascoltare.
Una vetta, mille storie: tra leggende e nuvole
Lassù, dove finisce il sentiero e comincia il cielo, Monte Capanne racconta anche storie. Alcuni dicono che i monaci dell’Eremo di San Cerbone venissero fin qui a pregare. Non per guardare il panorama, ma per sentire il silenzio.
Quando le nuvole arrivano veloci, la montagna si chiude in se stessa. Tutto si fa ovattato, irreale. I contorni si sfumano, il tempo pare rallentare. Non si vede più nulla, ma si sente di più.
Nei giorni chiari invece, è un’esplosione di orizzonti: l’arcipelago toscano si srotola davanti agli occhi, la Corsica sembra a un passo, le Apuane sbucano come un’eco lontana.
Portati qualcosa da bere, magari due fichi secchi e una macchina fotografica. Ma, più di tutto, portati la voglia di guardare. Perché ogni metro della salita ha un dettaglio che non si ripeterà.
- In autunno, tutto rallenta: la montagna respira piano.
- I sentieri richiedono scarponi e un pizzico di determinazione.
- La funivia va da aprile a ottobre, se il meteo non fa i capricci.
- Niente plastica, niente rumore: qui si cammina leggeri.
- Se vedi un muflone, ringrazia la fortuna.
Monte Capanne non si conquista: si incontra. E se sai ascoltarla, la montagna ti racconta molto più di quanto pensavi di cercare.

Monte Capanne d’autunno: il momento perfetto per salire
Questa è la stagione giusta. Il sole scalda ancora, ma non brucia. Le foglie si incendiano, il cielo si fa trasparente. L’aria sa di castagne e terra bagnata.
Sulle mulattiere deserte, ogni passo è un piccolo rituale. I colori ti seguono, ti superano, ti abbracciano. Le giornate si accorciano, ma la luce – quella luce dorata di ottobre – vale ogni minuto.
Anche la fauna sembra più vicina. I suoni sono più chiari, i rumori più rari. Fotografare qui è una danza tra luce e silenzio.
È il momento perfetto per salire, non per arrivare. Perdersi un po’. Fermarsi spesso. Respirare tutto. E tornare a valle con gli occhi pieni e i pensieri leggeri. Come una vetta che accoglie, osserva e protegge. Da sempre. E ogni volta, come fosse la prima.
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