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Italia

Rocchette Fazio: il borgo fantasma toscano che diventa magico con la nebbia

Nel cuore della Toscana, Rocchette di Fazio sorprende tra Amiata e Maremma, tra antiche pietre, nebbia e silenzi. Qui il tempo sembra davvero diverso, quasi capovolto.

Rocchette Fazio: il borgo fantasma toscano che diventa magico con la nebbia
Rocchette Fazio: il borgo fantasma toscano che diventa magico con la nebbia

Passeggiando tra le vie di Rocchette di Fazio, un piccolo borgo medievale nascosto nel verde del comune di Semproniano, si ha la sensazione di entrare in uno spazio raccolto, che si svela piano solo a chi sa osservare. Poche case, curate con dedizione, raccolgono storie e simboli sulle mura, quasi ogni pietra avesse qualcosa da dire. Non ci sono folle, nemmeno a fine ottobre, quando l’autunno regala una nebbia fitta che rende tutto più intimo. Gli angoli più antichi, immersi nel silenzio, sembrano trattenere i ricordi di un’epoca lontana, tra Amiata e Maremma, poco distante da Saturnia. Da queste parti le distanze si misurano in passi e respiri, più che in chilometri. Ogni strada è un corridoio, le finestre come occhi che seguono chi passa, discreti e vigili.


Ci si accorge che il borgo vive una stagione doppia: durante l’estate, qualche voce si affaccia alle porte, i fiori spuntano tra le pietre, il verde abbraccia ogni facciata. Ma nei mesi freddi, la vita rallenta, la natura chiude le porte e tutto si avvolge in un’atmosfera quasi sospesa. Non c’è abbandono però, solo custodia attenta. Qualche anziano si affaccia ancora, magari con un gesto rapido della mano, mentre in sottofondo si sentono, a tratti, i rumori dei lavori quotidiani.

Rocchette di Fazio e la sua storia antica

Chi cerca i segni della storia non deve nemmeno sforzarsi troppo. Basta alzare lo sguardo verso la rocca aldobrandesca, che domina la valle dell’Albegna, oppure fermarsi davanti alla pieve di Santa Cristina. Qui il tempo sembra bloccato, ma la presenza umana è ancora palpabile. Il borgo si è sviluppato su uno sperone di roccia nel corso del Medioevo, protetto dalle famiglie più potenti della zona. Gli Aldobrandeschi, per esempio, che eressero il castello nel XII secolo, sono una presenza che ancora si percepisce. Il nome Rocchette compare già nei documenti del 1216 come “castrum”, mentre la fondazione vera resta avvolta da dubbi e qualche leggenda di paese.

E non manca la memoria dei passaggi, anche drammatici: dopo il passaggio delle truppe di Federico II e le lotte tra le famiglie locali, il borgo cambiò spesso padrone, finché nel 1297 fu proprio Fazio dei Cacciaconti a diventare “Signore delle Rocchette”. Poco dopo, nel 1304, il borgo subì un attacco, venne parzialmente distrutto e la storia prese una nuova svolta. Da quel momento, si perse traccia di Fazio, ma il suo nome restò nel toponimo.


Il fascino delle pietre e dei simboli

Camminando oltre la porta del castello, si arriva alla pieve di Santa Cristina. Oggi è sconsacrata, ma la facciata in travertino del Duecento racconta ancora molto. Una croce patente scolpita sull’architrave segnala l’antica presenza templare e, all’interno, restano visibili affreschi del Quattrocento, sbiaditi ma ancora riconoscibili.

Il borgo custodisce anche altri scorci: il Palazzo Pretorio, una piazzetta con portali e le vecchie scale della prigione. Salendo verso la parte più alta si incontrano i resti della Rocca Aldobrandesca, oggi punto panoramico privilegiato. Da lì, lo sguardo si perde tra le valli del fiume Albegna, le rocce di Rocconi, le pendici del monte Amiata e del Monte Labbro. La vista cambia con le stagioni, a volte sembra di riconoscere i contorni delle storie passate.

Non è raro imbattersi in qualche fiore acceso sulle finestre, piccoli dettagli che rivelano la cura dei pochi abitanti. Ogni dettaglio – una soglia levigata, una pietra con un simbolo antico – rimanda a un gesto preciso, a una memoria lasciata lì, come se aspettasse.

L’ospedale dei Templari e la leggenda mai sopita

Un luogo che desta curiosità è l’Ospedale di San Tommaso Apostolo, risalente al 1330. Qui, tra le mura, si riconoscono segni inequivocabili della presenza templare: una croce, l’Agnus Dei, l’effige di Bafometto e alcune lapidi, una delle quali porta incise le lettere “M Ch tep, S Spo”. Decifrare queste abbreviazioni riporta alla “Militia Christi Templi, Sancto Sepulcro”, lasciando intendere che questo avamposto dei templari fosse rimasto attivo anche dopo la soppressione dell’ordine, almeno secondo la tradizione locale.

Per chi ama i misteri, questa parte di Maremma è un piccolo scrigno di suggestioni. In autunno, con la nebbia che sale dalla valle, il borgo diventa quasi irreale. Non proprio abbandonato, ma avvolto in un silenzio che invita a osservare e, magari, a immaginare le storie di chi ci ha vissuto davvero.


A volte basta rallentare il passo, fermarsi sotto una pioggia leggera o sentire il suono secco di una persiana che sbatte. È lì che, senza accorgersene, si entra davvero nello spirito di Rocchette di Fazio.

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